mercoledì 29 dicembre 2010

I libri più belli che ho letto nel 2010



 Il 2010 è ormai terminato e, come ho già raccontato qualche giorno fa, sono riuscita a raggiungere l'obiettivo che mi ero prefissata a inizio anno iscrivendomi alla sfida Lettori Extralarge del gruppo Readers Challenge di Anobii.
Ma andando oltre il dato quantitativo, vorrei ora soffermarmi sulla qualità di quanto sfogliato in questi dodici mesi. I libri che più mi sono piaciuti, che mi hannno avvinta e convinta, sono stati:
Joe Speedboat di Tommy Wieringa (ed. Iperborea)
Accabadora di Michela Murgia (ed. Einaudi)
Malamore di Concita De Gregorio (ed. Oscar Mondadori)
Smettila di camminarmi addosso di Claudia Priano (ed. Guanda)
Middlesex di Jeffrey Eugenides (ed. Oscar Mondadori)

Aggiungo poi genericamente altri due scrittori dei quali ho letto diversi libri quest'anno:  Marco MalvaldiStefania Bertola.

La briscola in cinqueIl primo è un trentaseienne pisano che ambienta i suoi gialli in un paesino della costa Toscana. Il protagonista è il barrista Massimo che aiutato da una strampalata squadra investigativa composta dal nonno Ampelio e dai suoi amici, tre vecchietti decisamente arzilli e dotati di lingua tagliente, risolve i casi nei quali si trova incidentalmente coinvolto. Ma la  parte più originale e divertente dei libri  non è tanto la dinamica crimine-investigazione-scoperta del colpevole tipica del giallo classico, quanto l'ambientazione umana, gli scambi di battute tra gli attempati "Poirot per caso" che tra una partita di biliardo e un pettegolezzo dipanano la matassa, arrivando a scoprire l'insospettabile autore del misfatto.


Il gioco delle tre carte

Finora sono stati pubblicati tre titoli, tutti editi da Sellerio nella collana La Memoria: La briscola in cinque, Il gioco delle tre carte e Il re dei giochi.
Se volete  fare la conoscenza di Massimo e dei vecchietti del Bar Pineta, vi consiglio di partire dal primo,  anche se sono tranquillamente leggibili in altro ordine.





Biscotti e sospettiStefania Bertola è una torinese, autrice di una decina di romanzi molto femminili e molto divertenti. Il plot è sempre simile: gruppo di amiche/cugine/vicine di casa ben assortito che viene coinvolto in storie magari improbabili o eccessive che però risultano comunque avvincenti. Questo  perchè le protagoniste, nella loro varietà,  rappresentano molto bene la varietà del mondo femminile. State sicure che in almeno una di esse troverete qualcosa di voi stesse e in qualcun altra qualcosa di vostra sorella, di un'amica/collega, di qualche altra donna che conoscete.




Ne parliamo a cenaI titoli letti mi sono piaciuti tutti, ma in particolare consiglio: Ne parliamo a cena, Biscotti e sospetti, A neve ferma (tutti tascabili TEA).

A neve ferma 












Infine una menzione per Quello che le mamme non dicono di Chiara Santamaria, ovvero la Wonder del blog Machedavvero? Il Iibro racconta la maternità evitando le solite banalità preconfezionate e riesce a divertire e abbattere i sensi di colpa delle  mamme che ogni tanto pensano di non essere all'altezza dell'improbo compito che hanno scelto (o che si sono ritrovate a ricoprire)  e di essere altresì le sole a svolgerlo faticosamente (tranquille..non è così!!).

     
Quello che le mamme non dicono
Quello che le mamme non dicono

venerdì 24 dicembre 2010

Maledetti Teletubbies

Ebbene sì, mi sono rassegnata (meglio sarebbe dire: abbassata) a spendere ben 67 euro per un orrido Tinky Winky ballerino da regalare alla Tugnella. Scema io che l'ho portata in un negozio di giocattoli qualche giorno fa, causando così la nascita di questo desiderio per quell'oggetto inutile, si muove a ritmo di musica..lei lo accantonerà poco dopo, e troppo costoso.
E poi io non sopporto quei sacconi pelosi e colorati dei Teletubbies. Mi sembrano ripetitivi con la loro assurdità  e ravvedo persino qualcosa di allucinogeno nel loro programma. Eppure, o forse proprio per questo, ai bimbi piacciono.
La Tugnella anni fa li guardava rapita mentre io mi domandavo a chi fosse venuto in mente di creare una trasmissione in cui 4 pupazzoni si limitavano a ripetere frasette sceme sullo sfondo di un paesaggio finto popolato da coniglietti e illuminato da un sole sorridente e lisergico.
Ora non li chiede più, ma quando siamo entrati nel negozio il suo sguardo è andato subito a loro e li ha preferiti a tutti gli altri giocattoli che a me sembravano decisamente più divertenti. Li ha preferiti alla Barbie, alle innumerevoli versioni di giochi in versione Principesse Disney, alle cucine per bimbe, alle costruzioni, ai puzzles, ai sapientini..a tutto!!
Avesse chiesto a me, le avrei detto: "Ma no è un regalo per bimbi piccoli, costa troppo, lo abbandonerai il giorno dopo..", ma lei l'ha chiesto a Babbo Natale e ha chiesto praticamente solo questo.
Le ho spiegato che la lettera è uno spunto e lui potrebbe portare anche qualcosa di simile, ma non proprio la stessa cosa richiesta..ma ditemi voi cosa potevo prendere di simile al pupazzone gaio??
Vabbè è andata così . L'anno prossimo se mi chiederà il pupazzo di Topolino che si inchina e ride (era la seconda scelta di quest'anno) giuro che le dico che Babbo Natale non esiste e che la mamma non ha intenzione di buttare soldi .
Buon Natale a tutti

mercoledì 22 dicembre 2010

Giveaway (ino - ino) natalizio

Ho ricevuto un pensierino che mi ha lasciata alquanto interdetta:

Un libretto rosso con dentro una trentina di ricette alternate a consigli per le decorazioni e a immagini/poesie/aforismi a tema natalizio.

Ha un formato (un mattoncino) che lo rende scomodissimo come ricettario, visto che, per farlo rimanere aperto alla pagina desiderata, bisogna sfondare la rilegatura oppure  tenere il batticarne sulle pagine a destra e una scatola di pasta da mezzo chilo su quelle a sinistra.

Aggiungeteci che come cuoca sono un' absolute beginner che si sforza di provare ricette nuove ma non troppo complicate. Inoltre ho in genere poco tempo e  due figli piccoli che non hanno gusti da gourmet, quindi non apprezzano ancora, e chissà se mai lo faranno, la lingua con porri e capperi o la mousse di cernia in scrigno di olive nere o ancora o l'aspic di gallina e verdure.

Magari qualche lettore è interessato? Il primo che commenta lo riceve direttamente in regalo a casa. Poste permettendo, magari gli arriva anche già in tempo per questo Cenone!
ciao

venerdì 17 dicembre 2010

Bookcrossing intergenerazionale e interetnico

Proprio oggi ho finito di leggere Malamore , scritto da Concita De Gregorio, giornalista per quasi 20 anni de La Repubblica e dal 2008 direttrice de L'Unità.
Avevo già letto e amato il suo precedente libro Una madre lo sa, tanto da regalarlo a molte mie amiche mamme nella speranza che anche loro uscissero rinforzate e rassicurate dalla lettura. Non che fosse un testo scanzonato sulla maternità, anzi!, ma a me leggere di esperienze di mamme tanto diverse che in un modo o nell'altro ce l'avevano fatta, aveva comunque dato serenità e forza.
Quindi scoprendo che Mondadori aveva riproposto Malamore nella collana tascabile degli Oscar, mi sono affrettata ad acquistarlo e l'ho finito in due sere..e solo perchè sotto il piumone e dopo giornata intensa reggo poco, se l'avessi letto il pomeriggio a mente ancora vigile, mi sarebbero bastate probabilmente meno di 2 ore.
Un libro necessario, una scrittura lucida e piena di comprensione e affetto per il mondo femminile.
Un libro che prende spunto da episodi (purtroppo veri) di violenza sulle donne ma non diventa mai un catalogo di efferatezze che appaghi la morbosità degli appassionati di  cronaca nera.
Un libro che traduce in un linguaggio accessibile anche ai profani alcuni studi (non le classiche ricerche da rotocalco, però!) sui meccanismi psicologici che portano alcuni a diventare carnefici e altre vittime e a trascinare questi ruoli nel tempo, nonostante tutta la sofferenza che ne deriva.
Un libro che non è un manuale per le mamme, ma che cerca di dare un suggerimento, che condivido appieno, su come le mamme possano educare i figli in modo che tra 30 anni non ci sia bisogno di una legge che punisca duramente la violenza di genere.
Sembra utopistico, ma non lo sarebbe se noi mamme ci impegnassimo veramente e costantemente con le parole, i gesti, il nostro esempio a educare i nostri figli per non perpetuare quella diversa visione dei generi che, per fortuna non sempre, lì potrà portare tra 20 anni all'incapacità di accettare e apprezzare il fatto le loro compagne valgono (almeno!) quanto loro.
"Si potrebbe cominciare dal non essere particolarmente fiere di aver partorito un figlio maschio. Non comunicare né con le parole né coi gesti che per la madre si tratta di un privilegio: addirittura non pensarlo. Considerare il fatto che si rifacciano il letto e raccolgano da terra i calzini non un gesto di generosità ma una semplice decenza. Che tirino l'acqua del wc dopo essere stati in bagno un obbligo; mostrare raccapriccio, fin da quando sono bambini per l'abitudine contraria a meno di non vivere in luoghi desertici e non raggiunti da acquedotto. Non lasciarli dormire fino a mezzogiorno o alle due perché hanno fatto tardi, ieri sera, in fondo sono ragazzi. Se hanno fatto tardi, che dormano meno. Non essere fieri con gli amici della quantità delle loro conquiste sentimentali e dell' eventuale turnover ... Non chiedergli cosa vogliono per pranzo, eventualmente chiedergli di preparare il pranzo....
Se va a stare da solo, ma tanto capita di rado, ... non offrirsi di lavare e stirare la sua biancheria portata a sacchi due volte a settimana, meno che mai andarla a raccogliere a domicilio.
... Non andarlo a prendere perché non gli va di venire in autobus. ... Non nascondere al marito le malefatte del figlio, non fare la parte di quella che tutto comprende e tutto risolve, quella che "non lo diciamo a papà", ma nemmeno lasciare che il marito - o il compagno, o il fidanzato, o chiunque sia - sia quello che gioca alla playstation e vede la partita in tv col figlio maschio che così si divertono e sono proprio simpatici quei due
...».
Questa sera sono scesa dal tram che mi portava a casa e sul quale avevo letto le ultime 5 pagine e mi sono infilata in un bar, chè il freddo polare che c'è a Milano mi aveva fatto venir voglia di un cappuccio bollente. Nel locale le due bariste scherzavano con un anziano cliente di rapporti uomo e donna. Ma lo scherzo è durato poco e la più giovane delle due, una ventenne dell'Ecuador, poco dopo ha comicniato a raccontarmi, in un inaspettato slancio di confidenza, con me che ero solo cliente di passaggio, di come suo padre picchiasse selvaggiamente sua madre davanti a lei e ai suoi fratellini. Mi ha detto di come fosse diventata per lei una cosa quasi normale!
Ma continuava a sottolineare come la violenza sulle donne fosse tipica dei paesi poveri come il suo....e io ero fresca di lettura di un'analisi spietata di come la violenza sulle donne sia diffusa in Italia e in tutte le classi sociali. Ho pensato subito al libro che avevo in borsa, le ho chiesto se le piacesse leggere e se non avesse problemi a farlo anche in una lingua non sua. Ha risposto sì alla prima domanda e no alla seconda.Così io ho prontamente estratto il libro e gliel'ho regalato. Mi ha guardato incredula e ringraziata ripetutamente.
Mai come in questo caso ho apprezzato l'idea di far circolare i libri che sta alla base del Bookcrossing . Avevo liberato numerosi libri prima, ma ammetto di averlo spesso  sfruttato come sistema per sbarazzarmi di doppioni o di romanzi che non mi erano particolarmente piaciuti. Questa volta invece servirà per per far girare un libro che sarebbe utile far leggere nelle scuole per provare a realizzare il sogno di Concita (e il mio).

mercoledì 8 dicembre 2010

Scaffale Feltrinelli

Grazie a Simplymamma (del blog Appunti di mamma),
che ringrazio per la dritta e per essere stata la prima lettrice a lasciare un commento sul mio blog raffazzonato, ho scoperto un utile e simpatico widget del sito Feltrinelli.
Si tratta della possibilità di crearsi uno scaffale personale nel quale inserire qualsiasi libro presente nel loro sito. Lo scaffale può essere poi, seguendo le loro facili istruzioni, agilmente trasferito sul proprio blog .
Ne ho approfittato per "virtualizzare" la biblioteca dei tugnelli in modo che anche i loro libri avessero spazio sul mio blog, senza però confonderli con i miei, già "virtualizzati" grazie a Anobii, come raccontato qualche giorno fa.
Adesso il problema è quando trovare il tempo per caricare tutti i loro volumi...
Per i miei avevo approfittato di quelle ore vuote e lunghe di fine gravidanza quando ero così infiacchita da 16 chili in più e da una dolorosa pubalgia che fare lunghe camminate era  mission impossible. In più la prima bimba stava al nido fino alle 16 e io avevo molto tempo libero, anche grazie alla totale assenza per me della "sindrome del nido"e alla presenza invece di una più prosaica pigrizia totale.
Ora, invece, con due bimbi e un lavoro part time per modo di dire (7 ore più una marea di straordinari), le ore lunghe e vuote sono una chimera, quindi mi sa che per completare lo scaffale dei tugnelli ci metterò qualche mese. Vedremo..
ciao!

lunedì 29 novembre 2010

Grazie Anobii

Con un mese di anticipo ho portato a termine la mia sfida Lettori extralarge 2010, una delle tante a cui potevano iscriversi gli anobiani del gruppo Readers challenge.
Mi ero posta l'obiettivo di 60 libri letti in un anno e proprio oggi ho raggiunto il traguardo (e rilancio di 5)
Piccola, ma piacevolissima soddisfazione!
Ringrazio il genio che ha inventato questo sito utile e divertente che mi ha permesso:
- di leggere una marea di recensioni oneste;
- di confrontare la mia libreria con quelle di amici reali e vicini conosciuti on line traendo spunti originali per nuove letture;
- di scoprire autori e editori nuovi;
- di scambiare libri doppi o non amati con altri (sempre in ottime condizioni) rimessi in circolo per gli stessi motivi da altri utenti , pagando solo l'euro e 28 centesimi della spedizione con piego di libri
- di conoscere, per ora solo  virtualmente, persone simpatiche e interessanti;
- di catalogare tutti i libri che ho in casa (e purtroppo accorgermi che ne compro molti più di quanti riesca a leggerne;
- di tenere una wishlist utile per gli scambi di cui sopra e stampabile prima dei passaggi in libreria;
- di partecipare a sfide interessanti, come quella che ha dato lo spunto di quest post.
GRAZIE ANOBII!!
Un unico appunto: ma perchè il sito salva le modifiche e in genere carica le pagine con velocità bradipesca??
Ciao a tutti

venerdì 26 novembre 2010

Smettere di fumare

Sono una tabagista incallita, da un pacchetto di Gauloises rosse al giorno..e non me ne vanto certo.
Qualche anno fa sono riuscita a smettere. Così, da un giorno all'altro e senza aiuto di cerotti, agopuntura o altro. Semplicemente mi ero stancata di fumare e, complice un viaggio aereo di 12 ore verso Hong Kong, ho cominciato un lungo periodo di astinenza.
All'inizio non è stato facile, ma dopo un po' non mi è pesato più non accendermi la zizza neanche nei momenti topici tipo il dopo-caffè, la chiacchiera con amiche e neppure il post cenone natalizio!
6 mesi dopo il caso ha voluto che rimanessi incinta e, tra gravidanza, allattamento e primi mesi , la sigaretta era l'ultimo dei miei pensieri. Poi abbiamo deciso di cercare subito il secondo (la prima aveva 8 mesi) e fortunatamente non si è fatto attendere, così dopo un mese la pancia ha ricominciato a crescere e con nuovo impanzamento e nuovo allattamento la sigaretta è rimasta a distanza.
E così sono passati 4 anni no smoking ma poi, quando ormai pensavo di essere fuori dal tunnel del fumo, il richiamo della nicotina è tornato a farsi sentire fortemente.
Mi sono ritrovata più volte a sognare di farmi qualche tiro a scrocco, risvegliandomi con profondi sensi di colpa immediatamente seguiti da grande sollievo al rendermi conto che si trattava solo di un sogno.
Poi papà è stato male e contemporaneamente mi sono iscritta a un corso di counselling. L'enorme tensione per la salute del primo e lo scombussolamento psicologico causatomi dal secondo sono andati a braccetto e hanno sconfitto facilmente la debole difesa della mia forza di volontà, già in fase calante.
Ho scroccato per pochissimo, poi ho ricominciato a comprarmi il pacchetto e da lì a una settimana ero tranquillamente tornata a fumare una ventina di sigarette al giorno.
Da allora sono passati 2 anni e mezzo e non sono più riuscita a trovare la voglia di smettere. Non parlo neanche di forza, quella servirebbe se avessi almeno l'intenzione, ma proprio non ce l'ho.
Ho un compagno che ha la fortuna di fumare pochissimo che mi riprende per la mia schiavitù, una figlia che mi sgrida e mi rinfaccia che lei il ciuccio l'ha tolto (mi vergogno molto a confessarlo, ma ai tempi le avevo detto che al suo abbandono del ciuccio sarebbe corrisposto il mio abbondono del tubetto malefico.. NO COMMENT).
Ma nonostante le pressioni di due tra le persone a cui tengo di più..adesso non mi va.
Ma non mi rassegno e spero che quella stanchezza da fumo che mi colse all'improvviso anni fa possa ri-palesarsi e spingermi a abbandonare ancora il vizio.
Perchè purtroppo fare la conta dei mille motivi per cui dovrei smettere non mi basta. Con la capoccia lo so bene, ma la stessa capoccia si rifiuta di contemplare al momento l'eventualità di darci un taglio.
Qualcuno ha magari qualche suggerimento per spingere la suddetta capoccia a farci invece un pensierino in tempi brevi (perchè se dovessi arrivare a 70 anni ancora tabagista, le motivazioni per smettere diventerebbero poco cogenti)?
Ciao!

lunedì 22 novembre 2010

Modulo o tempo pieno?

Caspita! Solo ieri (beh, l'altroieri al massimo...) ho atteso trepidante l'esposizione delle graduatorie sul sito del Comune di Milano, per sapere se avessero o meno accettato al nido la tugnella e già mi trovo a dover decidere del suo futuro nella scuola elementare.
Sul dove, almeno, non ho incertezze. Frequenterà le elementari nello stesso edificio in cui adesso frequenta la materna.
Ma da qui parte un albero delle decisioni ramificato e, al momento, con le propaggini legnose immerse nella nebbia.
Farla restare il pomeriggio per 3 volte alla settimana (questo benedetto modulo) o tutti i giorni?
Le mamme esperte mi dicono che dipende dalle maestre a disposizione per una o per l'altra opzione.
Bene!! Peccato che  l'assegnazione ci sarà dopo che avrò preso la fatidica scelta.
E, soprattutto, la mia scelta non dipende solo dalla maestra.
Tre volte alla settimana in cui devo organizzare il modo per andarla a prendere alle 13, non sono per niente uno scherzo, anzi!!
Io esco alle 15.30, spesso anche molto dopo. Già adesso riesco ad essere davanti al portone della scuola al max 3 gg alla settimana..e per ora si parla delle16,30, non delle 13.
Coinvolgo le nonne? La tata?
Le prime non sono in grado di garantire recuperi continuativi più volte alla settimana. Hanno loro impegni e una certa età..
La seconda è una santa donna che io benedico quotidianamente, ma cosa fanno insieme tre pomeriggi alla settimana? I compiti non è pensabile, data la conoscenza ancora approssimativa dell'italiano da parte della fanciulla in questione. Giocano in casa per ore? Si attacca alla TV?
Poi c'è comunque il fratellino che sarebbe ancora alla materna e continuerebbe quindi a uscire alle 16.30..che faccio la smezzo, quando io non ce la faccio??
E così penso di aver maturato scelta definitiva e accendo il "tempo pieno". Poi me la immagino per 8 ore a scuola e mi chiedo se non si stancherà o se non sarà palloso, se non proprio una tortura in caso di maestra incompetente o poco umana o con la quale semplicemente magari mia figlia non dovesse trovarsi o con programmi senza laboratori, uscite, compresenze...
E mi viene in mente l'articolo di Elasti letto qualche giorno fa su D di Repubblica e mi viene la malinconoia pensando alla scuola italiana attuale.
In definitiva SE avessi certezza di maestra valida e SE avessi certezza di programmazione completa, ampia, diversificata, non avrei dubbi e le farei fare tempo pieno.
MA queste certezze le avrò solo a settembre dell'anno prossimo quando si sapranno gli abbinamenti classi-maestre e quando scoprirò cosa queste ultime riusciranno a fare con i fondi a disposizione della scuola.
QUINDI sono nella merda e devo decidere a capocchia.
AAAAAAAAAAAAAARGH!!

venerdì 19 novembre 2010

LIBRO Francesco Guccini- Non so che viso avesse. Che fregatura!!

Sarebbe stato serio ed onesto da parte di Mondadori specificare che si tratta sì di una autobiografia di Guccini, ma solo per metà delle pagine, mentre le restanti sono scritte da altro autore che neanche è citato in copertina.
Insomma una mezza truffa per chi si aspetta un libro sostanzioso tutto scritto dal cantautore.
Alla fregatura si somma la delusione leggendo capitoletti scritti con una prosa banalotta e ripetitiva che mi fa male pensare sia farina del sacco del mio amato Guccio e mi rimane speranza che, almeno!, egli non avesse intenzione di pubblicare, non in questo modo raffazzonato!
E' stato coinvolto in un'operazione commerciale a sua insaputa? Hanno messo insieme un'accozzaglia di suoi scritti sparsi senza revisione (quante ripetizioni!!)?? Non mi dite che ha voluto approfittare dei suoi ammiratori pronti a spendere 18 euro per sapere qualcosa in più su di lui. Non mi dite che uno che scrive versi cesellati, con una profonda attenzione alla scelta di ogni vocabolo, possa mettere insieme un'autobiografia così "stitica".
E poi i suoi ammiratori non scopriranno molto di nuovo e solo i più fervidi e più colti potranno godersi le pagine scritte dall'italianista Bertoni che io, fervida ammiratrice sì, ma evidentemente un po' rozzona, ho abbandonato con uno sbadiglio dopo scorsa veloce.
Per chi vuole provare l'esperienza, lo metto tra i miei scambiabili su Anobii

giovedì 18 novembre 2010

Segnali di vecchiaia

A parte la faccia che ci mette più tempo a riprendere connotati normali e rimane stropicciata fino all'arrivo in ufficio, quando vent'anni fa dopo nottate epiche mi svegliavo comunque liscia.
A parte il fatto che mi diano ormai sempre del lei (e in questo avere bimbi vicino non aiuta, se intuiscono che non sei la baby sitter, scatta subito il "prego signora")
A parte il dover uscire per aperitivo o per cena e non oltre, se voglio fare serata ..che se sono ancora in casa alle 2230 non mi tirano più fuori manco con le bombe.
A parte l'impossibilità ormai assodata di reggere un film al secondo spettacolo (vedi punto sopra).
A parte l'accorgersi che si è capaci di rispondere ai quiz solo perchè riguardano avvenimenti che ho vissuto e non perchè sono particolarmente colta.
A parte scoprire che i nipotini visti nascere sono diventati maggiorenni.
A parte non riuscire più a mangiare le peggiori nefandezze alimentari senza pagare con interessi il giorno dopo.
A parte questo e molto altro (che non mi viene in mente proprio perchè è quasi mezzanotte e il mononeurone avvizzito sta tirando gli ultimi, altro segnale evidente di vecchiaia) aggiungo che avere una figlia di 5 anni che alle 23 è ancora vispa, mentre io ho l'occhio a mezz'asta, è chiaramente segnale di vecchiaia, nonchè  di passaggio di testimone.
Lei pronta per serate folli e albe sulla spiaggia..io pronta per la Baggina (link a Wikipedia per i non milanesi)!!
ps per fortuna di solito crolla alle 21/2130. Ma questa settimana, invece, rimane sveglia a lungo a chiacchierare con le bambole nel letto.
Mi rimane speranza che sia eccezione e non segnale di vecchiaia mia e di precoce attivismo serale suo.
Sperem!

mercoledì 17 novembre 2010

Machedavvero non sono l'unica nonsolomamma??

Amo leggere, lavoro su internet e sono mamma interessata alle dinamiche della maternità, inevitabile che finissi su qualche mommyblog per vedere cosa pensano/scrivono le mamme che li hanno aperti.
Ovviamente, così come avviene tra le mamme reali, c'è ampia varietà di gestione dell'"affaire maternitè" (dal primo giorno di impanzamento, e anche prima, a tutto quello che segue) tra le mamme virtuali.
Ho frequentato parecchio una sezione del forum mamme in attesa di Alfemminile anni fa e già allora avevo notato come in rete si riproducessero le stesse differenze, talvolta anche enormi, esistenti nel reale tra mamme. Col grosso vantaggio di poter entrare in contatto con un campione di donne molto più ampio di quello composto da amiche, vicine di casa, mamme di compagni del nido, mamme dei giardinetti e quindi la possibilità di trovare qualcuna che gestisca/percepisca l'essere mamma in modo affine al nostro cresce esponenzialmente.
E difatti mi sono imbattuta in blogger capaci di descrivere in maniera intelligente e simpatica proprio i pensieri che dal giorno dello stick con due lineette si sono affastellati nella mia capoccia.
Una di queste è Chiara, di Machedavvero, anche autrice del libro "Quello che le mamme non dicono" che ho appena finito di leggere. Che dire? Fatte le ovvie tare a esperienze per forza di cose diverse, mi ci sono ritrovata parecchio.
In particolare in quel desiderio di non voler cambiare del tutto, di non snaturarsi perdendo quello che ero "prima". Convivo senza troppi sensi di colpa col mio essere nonsolomamma (che è altro blog interessante e affine a me) e per spiegare meglio il mio sentire, citerò direttamente le parole di Chiara, che tanto bene lo esprimono:
Per me era impossibile amare una vita che si richiudeva su se stessa, che rimbalzava le sue motivazioni sulle pareti di una casa, immersa nella lentezza, che considerava tutto il resto - compresa la mia persona- un dettaglio trascurabile. Capivo che per rendere felice la Polpetta (NB Anch'io chiamo così mia figlia!!) dovevo prima di tutto essere una persona felice, e se per esserlo dovevo mantenere dei margini di libertà, allora libertà e maternità avrebbero finalmente trovato un equilibrio.
Ciao!

martedì 16 novembre 2010

Sono una Net Clipper!!

Ecco che dopo due anni e mezzo so finalmente che lavoro faccio. Dopo aver spiegato con lunghi giri di parole a mia madre (che a fatica si è rassegnata da pochi anni al cellulare- usato solo per telefonare- e non ha mai usato un pc) quale sia il mio lavoro e dopo aver provato a fare altrettanto con altri...ecco finalmente un nome che mi qualifica.
Io sono una Net Clipper!!
Basta dire che mi occupo di analizzare la reputazione on line delle aziende attraverso la lettura di CGM che le riguardano. Basta vedere le amiche sgranare gli occhi quando dico che mi occupo di web reputation . Basta dire che sono una lettrice e poi dover spiegare che non lavoro in Università e nemmeno in una casa editrice (per la seconda, aggiungo purtroppo!).
Ecco finalmente una definizione breve, chiara, e pure simpatica.
Grazie Extrapola (azienda che ha coniato il nome della mia professione attuale, scoperta da me per caso mentre ero "alla ricerca di me stessa" in rete. NON  lavoro per loro) per avermi dato un nome!!

domenica 14 novembre 2010

Ma lascia stare ma chi te lo fa fare

era il titolo di una canzoncina non particolarmente memorabile che una cantante altrettanto poco memorabile portò a Sanremo nel lontano 1981 (e qui i coetanei e oltre possono intuire la mia età).
Ma è anche il pensiero che viene in mente a me, mentre mi accingo a intraprendere questo viaggio nella blogosfera. Viaggio che mi vede in giro già da qualche anno, ma sempre nel ruolo passivo della lettrice/analista, visto che per lavoro leggo blog di tutti i tipi ogni giorno, ma che da oggi vorrei diventasse anche percorso più personale.
Ho passato giorni (e pure parecchie sere) a leggere post molto interessanti ma anche post banalotti e inutili,  scritti da autori che meriterebbero la pubblicazione cartacea, ma anche da tanti che meriterebbero la gogna davanti a una scuola elementare, colpiti a ripetizione da voluminosi vocabolari (tempo pochi anni, forse da Ipad contenenti relativa applicazione).
E alla fine alla domanda con cui ho iniziato il post mi sono risposta: perchè no?
Senza pretese di essere letta, ma giusto per sfogare la mia voglia di tenere memoria del mio presente, delle mie azioni e dei miei pensieri.
Lo so che potrei tenere un blog privato, ma non mi va di precludermi la (remota) possibilità di condivisione delle cose di cui sopra con qualche navigante del mare internettaro.
Caspita,  mi sono già annoiata da sola, e non ho neanche spiegato il perchè del nome che ho dato al mio blog!
Se la mia pigrizia atavica me lo permetterà, potrei anche farlo nei prossimi giorni. Oppure, forse tra mesi e mesi   ripasserò di qui (dopo essermi fatta mandare la password, che avrò ovviamente dimetnicato) e  mi renderò conto che non ho tempo e energie per aggiornare il blog (che nessuno nel frattempo avrà visitato) . Mi verrà un po' di sconforto per un progetto nato e morto per mancanza di attenzioni poco dopo, mi darò della cazzona per i miei soliti entusiasmi a cerino...e camperò benissimo lo stesso segnandomi le cose sulla Molesquine. Chi vivrà vedrà
ciao!